Il Marchese di Roccaverdina
a impiccarsi con le proprie mani!», disse uno dei garzoni. «E ora spargeranno che si è impiccato per me!», esclamò il marchese. «O che gliel'ha detto
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», disse l'avvocato inoltrandosi tra le persone che si scostavano per lasciarlo passare. «Dobbiamo parlare di cosa urgente. C'è qui compare Santi
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ricco a bastanza», disse al marchese. «Tindaro ha più bisogno di te ... E Cecilia ha due figli ... » Ed era morta due giorni dopo balbettando la
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abbiamo dormito a bastanza», le disse Titta rientrando nella camera verso l'alba. «Ah, comare Pina! Chi lo avrebbe mai sospettato!», esclamò mastro Vito
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cucina.» «Bevetene almeno una tazza. Non potrà farvi male», egli disse con accento di preghiere, rivolgendosi alla marchesa. «Più tardi, forse
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», replicò, vedendo che la Solmo restava ancora in piedi. Poi, dopo alcuni istanti di paura, con aria severa e accento duro, disse: «Figlia mia, parliamoci
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timidamente, rispose: «La mamma sa che dopo la messa dovevamo venire qui». «Tu non conosci mio nipote», le disse la baronessa. «Era bambina allora», soggiunse
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davanti. «Temevo di trovarvi già partito per Margitello», disse il cavalier Pergola entrando all'improvviso. «Scusate, cugina. Capperi! Mattiniera! Vi
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brindisi di auguri e gli applausi dei commensali. «A questa accanto», disse il notaio Mazza, «metteremo nome San Giurranni che è il patrono del vino, perché
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. Non mi disse, ricorda voscenza ? meglio per te e per me se lo avessi fatto ammazzare tu? Che intendeva?». Gli era parso di sentirla parlare così! Anche
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attorno con questa tosse?», gli disse l'ingegnere dopo averlo salutato. Don Silvio si levò a stento da sedere, inchinandosi al marchese e all'ingegnere
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non spiega nulla», egli disse. «Vostra eccellenza scuserà l'ardire», balbettò il vecchio. «Questi è mio figlio.» «Me ne rallegro con voi; bel pezzo di
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di vento spense il lume. «Lasciate fare a me», disse il marchese, richiudendo subito la porta e puntellandola forte con una mano, mentre con l'altra
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tratto agitava le labbra quantunque non ne facesse uscire nessun suono. «Per conto mio», disse don Aquilante, destandosi improvvisamente dalla
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scorsa», soggiunse il marchese. «Vado subito a letto, per un paio di ore.» La marchesa lo seguì in camera. «Grazie, non ho bisogno di niente», egli disse
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sordo!» «Vi prendo una mano», disse don Aquilante dopo qualche istante di paura, «per assorbire altro fluido vostro e poter produrre il fenomeno in
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tornare con l'aspetto schiarito, gli disse: « Voscenza si è rifatto il cuore con la vista dei seminati!». «È vero, massaio», rispose sorridendo. La
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, le ruote avevano urtato in un mucchio di sassi che ingombrava metà della carraia. «Qui accadde la disgrazia!», disse Titta. Quel mucchio di sassi
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lasciarsi sfuggire di bocca. «Me ne vado», disse Agrippina Solmo, rassegnandosi. «Questa è l'ultima volta che voscenza mi vede qui. Il Signore dovrebbe
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«Bene! Bene!», disse la baronessa. «Ed ora che tutto è finito, mi darai retta, nepote mio?» «Ho altro per la testa!», rispose il marchese. «Lo so
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velario sul fil dei colli di Barrese. «Non si muovono; hanno paura di noi che stiamo a guardarle», disse un vecchio contadino; e rise. Ma nessuno
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cervello, noi non sappiamo più quel che facciamo ... Io lo avrei assolto ... » «E ... l'ucciso?», disse il marchese ... Ma subito, quasi questa domanda gli
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?» «Perché dovrei parlarvi di una poveretta venuta l'altro giorno da noi ... » «È vero», disse la signora Mugnos. «Voleva la signora marchesa. "Ma qui non c'è
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vocione che in casa non si faceva udire così forte da un pezzo. A cena, quella sera, mangiò poco e mala voglia. «Questa ... so che vi piace», disse la
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confessore! ... Voi non potete parlare! Siete morto! ... Non potete parlare ... Nessuno deve parlare! Ah! Ah! Oh! Oh!». «Sempre così!», disse Titta
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sentiva rimescolato, quasi una mano crudele tentasse di strappargli dalle viscere qualcosa di vivo e di tenace. «Secondo voi», disse, «ognuno